#3 – Rivista CFM

Scuola elementare. La bimba di dieci anni alza la mano, usa la pazienza necessaria quando si corregge un adulto, e dice: “Maestro, non è vero che solo l’essere umano può fare regali. Anche il mio gatto, a volte, porta a casa dal giardino insetti ed altri animaletti cacciati. Mio padre dice che lo fa per ringraziare del cibo che tutti i giorni gli mettiamo nella scodella”. Il maestro si complimenta con la bambina: anche esperti antropologi e etologi la pensano pressapoco come lei, replica con un’affermazione che sconfina in una domanda: “Mi riferivo a doni speciali: quelli che non prevedono un contraccambio. Secondo te, esistono questo genere di regali?”.

Secondo noi, esiste una forma di dono, prettamente umana, totalmente gratuita? L’aspetto della gratuità è l’attributo più evidente del donare, la miglior garanzia dell’autenticità del gesto. Donare ha il merito di scavalcare, a ragione, un paio di opzioni alle quali ciascuno fa abituale ricorso: la logica e il calcolo. A questo proposito, è bene ricordare come in alcuni casi – si pensi a somme di denaro destinate in forma anonima ad associazioni benefiche o a forme di servizio volontario – addirittura si ignori la vera identità del destinatario. Forse gli esperti antropologi tornerebbero alla carica: non c’è un donare puro, con il dono si crea un legame, a volte di dipendenza per chi lo riceve. Non esiste la totale gratuità: nella migliore delle ipotesi chi in maniera “disinteressata” dona qualcosa, procura del benessere non solo all’altro, ma anche a se stesso in termini di soddisfazione morale.

Si può accettare un compromesso con una precisazione: quello che conta è l’inizio e la fine. Se l’intenzione di partenza non ha secondi fini, ma vive di spontaneità perché no? Se l’esito finale è la creazione di rapporti e legami, perché no? Se il donare sincero gratifica chi compie questo gesto, perché no? Il mondo certamente non sarebbe peggiore. Probabilmente il Centro raggiunge la sua piena e vera identità quando, al di là delle attività economiche che assicurano la sopravvivenza, fa del dono libero (in termini non solo materiali, ma anche di accoglienza e disponibilità) un suo tratto somatico. In fondo, su questo tema, il pensiero migliore l’ha espresso un amico quando ha detto che il dono gratuito è quello che ci costa, che non vorremmo fare. Riconoscere l’urgenza dell’altro soffoca ogni resistenza personale e chissà cosa ne pensa il gatto.

di Giuliano Valagussa

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