#8 – Rivista CFM

Circa centotrenta metri quadrati, uno stabile adiacente alla struttura di via Roma. È questa la prossima acquisizione in via di definizione del Centro, frutto della generosità di anonimi benefattori. L’edificio diventerà un luogo d’accoglienza per incontri e relazioni. Si potrebbe dissentire: un’operazione che sarebbe potuta andare diversamente, una somma che avrebbe potuto avere altra destinazione, invece è una scelta che trascina con sé il carico di responsabilità e d’incertezza che le vere decisioni portano sempre in dote, ma che ora è ritenuta la più opportuna per un’ulteriore crescita. In questo stesso periodo, il Consiglio ha concluso il suo mandato.

Si è perciò proceduto a nuove elezioni che hanno avuto come esito la nomina di nove membri: quattro conferme e cinque esordi (vedi articolo dedicato a pagina 2). Continuità e rinnovamento: l’esperienza e la novità, la fusione di anime e visioni diverse che ricercano un rinnovato equilibrio.

Questa è la cronaca più recente: due episodi di una certa importanza che evidenziano – semmai ce ne fosse bisogno – di quanto il cambiamento sia una costante imprescindibile che determina la vita stessa del Centro. La sua storia ne è la prova più autentica: una serie di ripartenze, un’ostinata rigenerazione, un vitale “upgrade” per usare una terminologia oggi di uso comune. Tuttavia non sono gli spazi, né le modalità o le procedure e nemmeno le strutture il cambiamento più rilevante. Forse il dato più significativo è il cambiamento che avviene nella vita delle persone. Cambiamento non solo riferito a coloro che frequentano il Centro con una certa assiduità, a volte pluriennale, non solo a chi, a vario titolo, ne è sostenitore o simpatizzante; ma anche a coloro che ci passano saltuariamente come clienti o semplici visitatori. Per chiarire questo concetto un piccolo aneddoto, si spera – sufficientemente esplicito – c’è chi, dopo essere venuto a conoscenza di un intervento d’aiuto nei confronti di una famiglia indigente – una semplice consegna occasionale di cibo – si è sentito di fare lo stesso, non per una qualsiasi forma di imitazione o di solidarietà, ma perché sorpreso dalla bellezza del gesto.

Di esempi analoghi, nascosti, ne accadono più di quanto ci si immagini. In maniera silenziosa, non sempre e non per tutti, il Centro modifica lo sguardo delle persone, ne accentua la sensibilità, ne abbraccia l’umanità e crea l’illusione di prendersi qualcosa, quando, invece, dà.

di Giuliano Valagussa

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